Revoca della pensione e indebito pensionistico: la decisione della Cassazione

Revoca della pensione e indebito pensionistico

Ci sono stati molti casi in cui il pensionando/pensionato, dopo qualche mese o anche dopo qualche anno dalla liquidazione della sua pensione, si è visto recapitare la lettera dell’INPS con la quale comunicava la sospensione e revoca della prestazione in essere e addirittura l’indebita percezione per le mensilità arretrate per errati calcoli fatti dall’Istituto stesso:

“…in tema di responsabilità dell’ente previdenziale per revoca di pensione, il danno risarcibile, conseguente alla mancata percezione della pensione a seguito della risoluzione del rapporto di lavoro in vista del pensionamento, è di natura patrimoniale e consiste nella perdita dell’emolumento su cui il soggetto aveva fatto affidamento…” (cfr. Corte di Cassazione, Ordinanza n. 18821/2025 del 09-07-2025).

La vicenda giudiziaria esaminata quest’anno dalla Corte di Cassazione, riguarda infatti un delicatissimo tema per i cittadini che versano contributi previdenziali: che cosa accade quando INPS riconosce una pensione, il lavoratore cessa l’attività e poi, a distanza di tempo, quell’assegno viene revocato? E soprattutto: l’assicurato ha diritto al risarcimento dei danni subiti a causa dell’affidamento riposto nell’ente previdenziale?

Sono domande ben giustificate se pensiamo che una decisione INPS sul diritto alla pensione incide direttamente su scelte esistenziali, economiche e professionali del lavoratore, ma è vero che una recente pronuncia della Suprema Corte, l’ordinanza 18821/2025, ricostruisce in modo chiaro i criteri che i giudici applicano quando c’è un errore dell’istituto e il pensionato subisce una perdita economica.

Revoca della pensione: la vicenda

Il protagonista della vicenda aveva ottenuto la pensione di vecchiaia e sulla base di quel provvedimento, aveva cessato il rapporto di lavoro. Successivamente, però, l’INPS aveva comunicato la revoca dell’assegno per un indebito, chiedendo anche la restituzione delle somme già versate fino a quel momento.

Ne era scaturita una disputa legale, con il giudice di primo grado che aveva accolto la tesi originale del pensionato. Secondo quella sentenza, non era dovuta la restituzione delle somme incassate, ma veniva respinta la domanda di risarcimento richiesta come indennizzo.

Il pensionato aveva quindi impugnato la decisione e in appello la magistratura aveva esteso ulteriormente la tutela nei suoi confronti. La corte aveva affermato che l’affidamento dell’assicurato al sostegno pensionistico come supporto economico doveva essere protetto, riconoscendo un risarcimento patrimoniale.

Il principio stabilito dai giudici era chiaro, gli enti previdenziali devono agire con correttezza e buona fede nella comunicazione dei dati. Quando un lavoratore lascia il lavoro confidando nel diritto alla pensione, il suo affidamento deve essere tutelato per mantenere diritti e qualità della vita.

Revoca della pensione: la decisione della Cassazione

L’accesa disputa è proseguita presso i giudici di piazza Cavour con il ricorso di INPS contro la sentenza d’appello. L’Istituto sosteneva l’imprecisione dal punto di vista logico-giuridico e dell’applicazione delle norme di legge.

Al contempo, anche l’uomo lamentava delle inesattezze nella pronuncia, chiedendo di ottenere l’ulteriore liquidazione di più di 30mila euro per retribuzioni perse a causa del suo affidamento sull’operato dell’ente.

A suo dire, aveva abbandonato il lavoro proprio in seguito al riconoscimento della pensione, e il precedente giudice, nello stabilire l’importo complessivo del risarcimento, non aveva quantificato correttamente la somma.

Ebbene, a porre fine alla lite è stata la citata ordinanza n. 18821 di quest’anno, con cui la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di INPS e, parallelamente, infondato quello del lavoratore.

Quello delle pensioni è sempre un argomento delicatissimo, per le implicazioni dirette che ha sull’esistenza della collettività. L’ordinanza 18821/2025 è molto importante per tutti i lavoratori ed è da monito anche per lo stesso ente previdenziale.

Ribadisce il principio chiave per cui l’assicurato ha diritto a fare affidamento sulle decisioni INPS, specialmente quando queste decisioni comportano fondamentali scelte di vita, come l’uscita dal lavoro e la rinuncia a un reddito certo.

Il sistema previdenziale italiano funziona come un’assicurazione sociale e come tale deve essere trattata, richiede correttezza e diligenza da parte dell’ente. Non tutte le conseguenze della revoca sono rimborsabili, ma solo quelle patrimoniali provate e quantificate, invitando l’INPS a garantire certezza e affidabilità ai cittadini.

Per approfondimenti in merito all’argomento trattato e per qualsiasi informazione di natura previdenziale, è possibile rivolgersi alle sedi del Patronato 50&PiùEnasco.

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