La pensione: un ambìto traguardo

Visto come un importante punto di arrivo o un momento di preoccupazione per un futuro incerto, il pensionamento è il risultato di scelte previdenziali fatte durante la vita lavorativa che è bene progettare per tempo, è opportuno che ciascun lavoratore monitori periodicamente la propria situazione contributiva, anche per rilevare e sistemare eventuali anomalie e scoperture contributive

Nel corso della vita lavorativa, molte persone attendono “la pensione” come un traguardo ambìto, un momento a cui rimandare, magari, la realizzazione di progetti di vita fin lì accantonati e sacrificati in favore degli impegni lavorativi e delle responsabilità familiari, oppure anche solo come un momento in cui potersi finalmente dedicare a se stessi.

Per altri, invece, il momento del pensionamento è visto con preoccupazione, nell’incertezza che quanto maturato dopo una vita di lavoro possa o meno essere sufficiente a garantire un tenore di vita adeguato alle esigenze dell’età; questo timore è tanto più forte, di solito, quanto più è stata frammentata e “accidentata” la vita lavorativa.

Troppo spesso, però, sia gli uni che gli altri vivono l’attesa di questo momento in maniera passiva, “prendendosi cura” della propria situazione contributiva solo in prossimità del momento del pensionamento, quando in molti casi è troppo tardi per apportare correzioni che possano influire efficacemente sul suo ammontare o per effettuare alcune scelte che possano anticiparne il momento.

La pensione, infatti, va costruita per tempo, tenendo sempre sotto controllo i contributi accreditati, il loro valore e il cosiddetto “tasso di sostituzione” (cioè la percentuale dell’ultimo reddito percepito dal lavoratore prima del pensionamento che la pensione riesce a coprire), che misura l’adeguatezza della prestazione pensionistica.

Il sistema “contributivo”, oggi applicato alla generalità dei lavoratori, prevede alcuni meccanismi (ad esempio, l’aggiornamento periodico dei coefficienti di calcolo e la rivalutazione del montante contributivo in base all’andamento del Prodotto Interno Lordo – PIL – nel quinquennio precedente) che, a parità di retribuzione, possono incidere negativamente sull’ammontare della pensione.

È evidente, infatti, che se il PIL non cresce, i contributi accumulati non si rivalutano e, alla lunga, l’importo della futura pensione ne risentirà.

Un recente studio effettuato dalla società Progetica per il Corriere della Sera ha quantificato in una misura dal 2% al 7% (a seconda della categoria lavorativa di appartenenza e del reddito mensile percepito) l’impatto sulle future pensioni della diminuzione stimata del PIL nel 2020 e dell’aggiornamento dei coefficienti.

» LE VERIFICHE E LE SCELTE DA FARE

La pensione, tuttavia, è anche il risultato di scelte previdenziali che il lavoratore è chiamato a compiere nel corso della sua vita lavorativa; la valutazione su quale sia il momento più opportuno per effettuarle dipende dalla singola posizione di ciascuno.

Si prenda ad esempio il riscatto della laurea: se nel sistema retributivo il calcolo con il metodo della riserva matematica rendeva conveniente richiederlo già al momento dell’ingresso nel mondo del lavoro, con l’introduzione del nuovo metodo di calcolo forfettario o agevolato – che a fronte di un onere concorrenziale determina però il passaggio al sistema contributivo – risulta preferibile, nella maggior parte dei casi, rimandare l’operazione di riscatto in prossimità del pensionamento, quando ne sarà più chiara l’effettiva convenienza.

Inoltre, trattandosi di una scelta irreversibile, è generalmente opportuno – salvo casistiche particolari – differire al momento del pensionamento la decisione di optare per il sistema interamente contributivo da parte di soggetti che possano far valere contribuzione ante 1996.

Tuttavia, è bene che ciascun lavoratore monitori periodicamente la propria situazione contributiva, anche per rilevare e sistemare per tempo eventuali anomalie e scoperture contributive relative a periodi eventualmente non accreditati o a periodi soggetti a verifica (è quest’ultima, ad esempio, la casistica di molti contributi da lavoro autonomo, accreditati sulla posizione dei singoli commercianti o artigiani, ma non risultanti come convalidati, in attesa della validazione del reddito da parte dell’Agenzia delle Entrate).

» ATTENZIONE AI PERIODI SCOPERTI!

Una particolare attenzione deve essere prestata alle eventuali scoperture contributive di periodi – collocati sia precedentemente all’inizio dell’assicurazione, sia nel corso della vita assicurativa – durante i quali la persona aveva in realtà svolto attività lavorativa.

Questi “buchi”, infatti, possono derivare da contribuzione omessa. Se la contribuzione non versata è riferita a periodi recenti e non ancora prescritti, vi è la possibilità di effettuare una segnalazione all’Inps per ottenerne la regolarizzazione da parte del datore di lavoro o del soggetto tenuto al versamento.

Al contrario, se la contribuzione non versata è relativa a periodi già prescritti (cioè riferiti di regola ad oltre 5 anni indietro), la stessa non può più essere recuperata e potrà solo essere oggetto di riscatto a titolo oneroso che il lavoratore potrà richiedere al datore di lavoro o al soggetto obbligato dell’epoca, o del cui onere dovrà farsi carico personalmente, dopo aver dimostrato con prove certe la sussistenza e la durata del rapporto di lavoro per il periodo per il quale si è verificata l’omissione contributiva.

Tuttavia, per rendere tutto più complicato, recentemente la giurisprudenza ha stabilito che anche la possibilità di riscattare – con onere a carico del datore di lavoro o, più spesso del lavoratore stesso – i contributi omessi e prescritti non può essere esercitata in qualunque momento, bensì soggiace ad un limite di prescrizione decennale, che decorre dalla data di prescrizione dei contributi omessi. Dopo tale limite, non ci sarà più possibilità di recuperare quella contribuzione, neanche pagandone l’onere a proprio carico.

Oggetto di analisi devono essere, inoltre, la presenza o la possibilità di accreditamento dei vari tipi di contribuzione figurativa (servizio militare, malattia, astensione per maternità, disoccupazione ecc.), la possibilità di richiedere l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria della contribuzione, la valutazione delle maggiorazioni figurative, la più efficace valorizzazione (mediante gli istituti della “ricongiunzione”, del “cumulo”, della “totalizzazione” o del “computo”) degli spezzoni contributivi versati in diverse gestioni, la valorizzazione delle “eccedenze” per i contributi agricoli, la totalizzazione dell’eventuale contribuzione versata all’estero.

In definitiva, il traguardo della pensione va conquistato con attenzione, con scelte consapevoli e con “tagliandi” periodici, da effettuare con l’assistenza di consulenti capaci e professionali.

 

Gli Uffici 50&PiùEnasco presenti su tutto il territorio nazionale possono fornire una consulenza previdenziale specialistica per l’analisi e la regolarizzazione delle posizioni contributive dei lavoratori interessati.

 

(Tratto da 50&Più, Marzo 2021. Tutti i diritti riservati)

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